Sunday, June 6, 2010

Camilleri: "Rischio fascismo siamo pronti a disubbidire" (di Alberto D'Argenio)

Scrittori antibavaglio. Laterza: "Impossibile fare libri di inchiesta"

ROMA - Così torniamo al fascismo. I protagonisti del reading contro la legge-bavaglio sulle intercettazioni non hanno dubbi: uccide la coscienza dell'opinione pubblica e con essa la democrazia. Partite ieri in uno stracolmo teatro Quirino di Roma, le "Letture per la libertà di stampa" organizzate da un centinaio di editori insieme a librai e scrittori andranno avanti tutta la settimana in tutta Italia. "La legge sulle intercettazioni non tocca solo giornali e giornalisti, ma anche le Case editrici che pubblicano libri d'inchiesta, anch'essi potenziali destinatari del ddl", ha detto l'editore Giuseppe Laterza, tra gli organizzatori insieme a Marco Cassini (Minimum Fax) e Stefano Mauri (Mauri-Spagnol).

Ad aprire le letture dei brani è stato Andrea Camilleri, che ha proposto l'appello agli studenti che il rettore dell'università di Padova, Concetto Marchesi, pronunciò il primo dicembre 1943 lasciando l'ateneo per non sottomettersi al fascismo. Un discorso (vibrante la lettura dello scrittore siciliano) che si chiude così: "Liberate l'Italia dalla schiavitù dell'inganno". Passaggio che per Camilleri definisce perfettamente "lo sporco e il luridume dell'attacco alla libertà che oggi si ripropone sotto altre forme". Difendiamo l'informazione - ha proseguito il padre di Montalbano - anche se con la legge-bavaglio non ci sarà proprio più nulla di cui scrivere perché i magistrati non potranno più lavorare "lasciando i mafiosi e la cricca liberi di fregarci nel silenzio". Quindi Camilleri si è congedato dal pubblico con un laconico "buona fortuna". E di grande attualità anche il discorso di Pericle agli Ateniesi, che Paolo Rossi non riuscì a leggere in tv e ieri proposto da Rosetta Loy.

Sul palco anche Stefano Rodotà, secondo il quale "quando si blocca la conoscenza dei fatti si impedisce di deliberare e mettendo a repentaglio la vita democratica: è proprio dei regimi totalitari obbligare i propri cittadini a leggere su siti stranieri le notizie del proprio Paese". Quindi è intervenuto il politologo Giovanni Sartori, che ha definito "vergognosa" la legge-bavaglio: "È l'ultima risorsa per creare una falsa, disinformata e stupida opinione pubblica che non sa nulla del mondo e sa quasi solo cose false dell'Italia". E Marco Travaglio è stato tra coloro che hanno evocato l'inosservanza della legge. Come Massimo Carlotto, per il quale "non resta che la disobbedienza civile". Chi non c'era, come Dacia Maraini, ha affidato ad altri le proprie riflessioni. La serata è stata chiusa da Gianrico Carofiglio, magistrato, scrittore e senatore del Pd: "Il bavaglio che citava Camilleri era lo stesso programma della loggia P2. Non a caso vi erano iscritti anche esponenti del governo".  (La Repubblica, 1 giugno 2010)

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