Wednesday, September 30, 2009

Immigrati, l'Onu attacca l'Italia: "Respingimenti inaccettabili"

GINEVRA - L'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, denuncia le politiche nei confronti degli immigrati, "abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale". In un discorso previsto per domani e anticipato a Ginevra, la Pillay cita il caso del gommone di eritrei rimasto senza soccorsi tra la Libia, Malta e Italia, ad agosto. E spiega che "in molti casi, le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi".

"La pratica della detenzione dei migranti irregolari, della loro criminalizzazione e dei maltrattamenti nel contesto dei controlli delle frontiere deve cessare - aggiunge Pillay - . Oggi, partendo dal presupposto che le imbarcazioni in difficoltà trasportano migranti, le navi le oltrepassano ignorando le suppliche d'aiuto, in violazione del diritto internazionale. In molti casi - aggiunge l'Alto Commissario per i diritti umani - , le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi". L'Alto commissario cita in proposito la situazione nel Mediterraneo, nel Golfo di Aden, nei Caraibi e nell'Oceano indiano.

Sul tema dell'immigrazione è tornato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in occasione della sua visita sui luoghi del terremoto in Abruzzo: "Pensare alla storia di Nancy Pelosi - ha detto Fini citando il caso della portavoce del Congresso Usa - dimostra che non solo si può essere orgogliosi delle radici italiane, ma anche che non occorre avere paura dell'immigrazione né dubitare sulla possibilità di una vera integrazione" degli immigrati. "La presidente Pelosi - ha detto Fini - italo-americana d'Abruzzo, dimostra il legame profondo tra i nostri popoli che si è confermato nei momenti tragici. La nostra comunità oltreoceano è importante. Chi è partito diversi anni fa da queste montagne oggi è inserito a livelli altissimi nella politica e nell'economia di quel paese".
(La Repubblica, 14 settembre 2009)


Tuesday, September 29, 2009

Portare la pace

"Saccheggiare, trucidare e rapinare : questo, secondo taluni, significa governare un impero. Di fatto, dove fanno un deserto dicono di aver portato la pace". (Publio Cornelio Tacito, nato intorno al 55 d.C.)

Sunday, September 27, 2009

La corte dei monarchi

(...) Si legga quello che gli storici di tutti i tempi hanno scritto sulla corte dei monarchi; si ricordino i discorsi degli uomini di tutti i Paesi sulla natura spregevole dei cortigiani : non sono cose soggette a riflessione, ma appartengono a una triste esperienza.
L'ambizione nell'ozio, la bassezza nell'orgoglio, il desiderio di arricchire senza fatica, l'avversione per la verità, l'adulazione, il tradimento, la perfidia, l'inadempienza dei propri impegni, il disprezzo dei doveri di cittadino, la paura della virtù del principe e la speranza riposta nelle sue debolezze, e più ancora, il ridicolo gettato perpetuamente sulla virtù, formano, io credo, il carattere della maggior parte dei cortigiani, ricorrente in tutti i luoghi e tutti i tempi. (Charles-Louis de Montesquieu, De l'esprit des lois, Libro III, Cap.V)

Saturday, September 26, 2009

I sicari della libertà (di Giorgio Bocca)

(...) Che cosa è la libertà di stampa ? Per stare al presente e al concreto è un bene di cui l'uomo moderno non può fare a meno e che rimpiange se ne è privato. Generazioni di uomini sono vissute senza democrazia e senza libertà d'informazione nei secoli passati. Oggi, dopo la Riforma, le rivoluzioni borghesi, l'Enciclopedia, la libertà di informazione è diventata necessaria e fortemente desiderata come l'aria che si respira.

Oggi la conoscenza dei rapporti tra gli individui e lo Stato, fra gli individui e le Chiese non può più essere nascosta sotto la cappa della sacralità, oggi è diventato un diritto naturale. Tutto ciò è ostico e forse incomprensibile al nostro capo del governo. Egli è solito dire che il nostro è uno strano Paese, dove la RAI e i giornali che appartengono allo Stato si permettono di essere critici verso un governo democraticamente eletto. E lo ripete di continuo, credendo di aver trovato l'argomento inoppugnabile, che invece è la dimostrazione della sua estraneità alla democrazia, dove lo Stato non è la stessa cosa del Governo, e dove la libertà d'informazione non è la stessa cosa, anzi molto diversa, dalla pubblicità, semmai un suo necessario correttivo.

Che cosa è oggi in Italia la libertà di stampa ? Direi che è il contrario del berlusconismo attivista e ingordo. La trasmissione televisiva a reti riunite in occasione della consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi è stata una riedizione delle "opere del regime" mussoliniano, cioè propaganda. La libertà di stampa è la presa di cognizione e di coscienza del suo insostituibile valore in una società civile e moderna. E allora come può un uomo, che si crede "fatale" come Berlusconi, volere, anzi pretendere, uno spettacolo così arcaico di un autocrate che non ammette critiche, interruzioni, domande, e che in pubblico rivendica meriti ridicoli, come di aver salvato il mondo dalla crisi economica, e l'Italia dai malvagi catastrofisti che preferiscono al bene del Paese la sua rovina.

La libertà di stampa è anche questo : di essere l'unico freno, l'unica difesa che restino quando si scatenano le maree autoritarie, assurde ma reali. La libertà di stampa non è un lusso e non è un capriccio, è una conquista dell'homo sapiens, che i vari autoritarismi credono di poter sostituire con le tentazioni del denaro e del comando. La rinuncia alla libertà di stampa equivale a un suicidio per la società moderna, la pesantissima crisi economica per cui stiamo passando è in notevole parte dovuta proprio ai limiti che le avidità imperanti hanno imposto all'informazione e alla conoscenza. La libertà di stampa è la voglia di verità, la voglia di conoscenza, innate in ogni essere che ambisca a essere homo sapiens .

Il buon informatore deve sapere che questa libertà non è illimitata e irresponsabile, che come tutte le libertà deve rispettare la libertà degli altri, ma nella mia lunga esperienza di giornalista mi pare di aver capito che la libertà di informazione è oggi, forse, l'unica difesa a nostra disposizione contro le irresponsabilità della scienza e del progresso senza limiti e ragione. E anche l'unico freno alle ricorrenti follie degli uomini che non dormono mai, che non invecchiano mai, che, come il nostro, rivendicano il diritto al potere assoluto, all'obbedienza totale del popolo, che poi amano chiamare sovrano. La libera informazione è il nostro specchio : serve a vedere come siamo e a quali tentazioni esposti. (Giorgio Bocca, La Repubblica, sabato 19 settembre 2009).

Tuesday, September 22, 2009

La nostra coscienza

"Che cos'è l'anima ? L'anima è coscienza. E brilla come la luce dentro al cuore." (Dalla Brihadaranyaka Upanishad).

"La nostra coscienza non è in realtà tua o mia; è la coscienza dell'uomo, evoluta, cresciuta, accumulata in tanti, tanti secoli. Quando lo comprendiamo, la nostra responsabilità diventa straordinariamente importante". (Krishnamurti).

"Se un giorno in mezzo al mare" (di Karim Metref)

Se un giorno in mezzo al mare, caro amico, vedi una barca alla deriva e delle braccia che si agitano, fermati e rifletti. Pensaci bene prima di offrire il tuo aiuto : assicurati che sia un qualche figlio di papà uscito in barca a vela nonostante il brutto tempo. Perchè lui si che è da salvare. Si saranno già mobilitati in tanti per cercarlo e chi lo riporterà a casa sarà accolto come un eroe. Noi crediamo nella sacralità della vita, caro mio. Sopratutto quella dei ricchi.

Me se invece è solo una di quelle barche piene di disperati che viaggiano alla cieca tra il Sud e il Nord del mondo, non ne vale la pena. Vattene e non pensarci più. Che saranno un centinaio di disperati che stanno per morire ? Niente : solo un sacco di guai per tutti. Meglio lasciarli crepare in mezzo al mare. Salvarli vuol dire andare incontro a un sacco di problemi. Potresti essere respinto da un porto all'altro per giorni come in una spietata partita di ping-pong. Potresti essere arrestato insieme a loro all'arrivo : loro perchè colpevoli di essere sopravvissuti, e tu di averli aiutati. Se proprio non resisti, lasciagli un po' d'acqua e qualcosa da mangiare, ma poi vattene. Ci va di mezzo la tua tranquillità, quella del mondo ricco. E' una questione di matematica : meno sono gli affamati intorno alla torta, più grande sarà la tua fetta. Lo dicono in TV tutti i giorni : questi non sono disperati, sono solo dei parassiti che vengono a rubare il tuo pane.

Il giorno dopo, alcuni sognatori scriveranno delle lettere piene di belle parole : umanità, dignità, coscienza, scrupoli, solidarietà, fratellanza, compassione... Me non ti preoccupare, caro. Guardati intorno e vedi chi governa il mondo. Allora capirai che queste parole sono solo vento.
(Karim Metref su "Internazionale" n.810 del 28 agosto 2009. Karim Metref è un giornalista nato in Algeria nel 1967. Vive in Italia. E-mail : metref@letterranza.org)

Tuesday, September 15, 2009

Gustavo Zagrebelsky : imparare la democrazia

(...)"Affinchè sia preservata l'integrità del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verità dei fatti, che è la base di ogni azione orientata a intendersi onestamente. Sono dittature idelogiche i regimi che disprezzano i fatti, li travisano o addirittura li creano o li ricreano ad hoc, attraverso quelli che George Orwell, l'autore della Fattoria degli Animali, ha descritto, nel romanzo 1984, come i "Ministeri della verità" capaci di far sì, attraverso propaganda e bombardamento dei cervelli, che la guerra diventi pace, la libertà schiavitù, l'ignoranza forza. Sono regimi corruttori delle coscienze "fino al midollo", quelli che trattano i fatti come opinioni e instaurano un relativismo nichilistico applicato non alle opinioni ma ai fatti, quelli in cui la "realtà non è più la somma totale di fatti duri e inevitabili, bensì un agglomerato di eventi e parole in costante mutamento, nel quale oggi può essere vero ciò che domani è falso" secondo l'interesse al momento prevalente. Ond'è che la menzogna intenzionale - strumento ordinario della vita pubblica - dovrebbe trattarsi come crimine maggiore contro la democrazia e i mentitori dovrebbero considerarsi non già come abili, e quindi perfino ammirevoli e fors'anche simpaticamente spregiudicati uomini politici, ma come corruttori della politica.

(...) Abbiamo già ricordato le "promesse non mantenute" della democrazia, di cui ha parlato il professore Bobbio. L'elenco delle delusioni è lungo : l'ingovernabilità delle società pluraliste; la rivincita degli interessi corporativi che soffocano l'interesse generale; la persistenza delle oligarchie economiche, politiche e di ogni altra natura; lo spazio linitato della democrazia, che non è riuscita a penetrare dappertutto nella società; il potere occulto che contrasta con l'esigenza democratica che il potere si mostri pienamente in pubblico e ha indotto a parlare di un "doppio stato", uno visibile e un altro invisibile; l'apatia politica; il fanatismo e l'intolleranza; tecnocrazia e burocrazia (e quindi gerarchia) invece che democrazia; sovraccarico di domande e difficoltà delle risposte, cioè ingovernabilità.

Questo elenco, col senso dell'oggi, è incompleto. Si parla di videocrazia, conseguente alla crescente monopolizzazione a livello mondiale e nazionale delle informazioni; di plutocrazia, determinata dalla concentrazione del potere politico nelle mani di pochi detentori di smisurate ricchezze personali, e di cleptocrazie, quando quelle ricchezze sono il frutto di attività illecite. Si assiste con un senso di impotenza allo sviluppo di una dimensione ormai planetaria delle organizzazioni degli interessi industriali e finanziari dell'odierno capitalismo, in un mercato che palesemente sfugge al controllo dei poteri politici nazionali, ammesso che essi, anzichè essere conniventi con tali interessi, intendessero porre regoli e controlli.

L'aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie su scala mondiale alimenta l'identificazione dei regimi democratici con le plutocrazie, onde la trasformazione della democrazia, da ideale universale, a regime di casa nostra, regime dei forti e dei ricchi, che credono talora, o fingono di credere di poterla imporre agli altri con lo strumento tipico dei prepotenti, la guerra".
(Brani tratti dal saggio di Gustavo Zagrebelsky "Imparare la democrazia", La Biblioteca di Repubblica).

Sunday, September 13, 2009

Nascere in pace (di Muin Masri)

Esprimi un desiderio, ci sono molti sogni da realizzare. Ma a volte, per la sorpresa e per la fretta, ci si perde con il pensiero e si spreca l'occasione. I figli non sono stelle e nemmeno i desideri, sono il sogno che si fa vivo all'improvviso. Sarò mai capace ? Cosa racconterò ? Chi sono ? Dove sono i miei fratelli ? In mancanza di risposte vago nel bosco per qualche giorno e torno a casa con la febbre. Come si fa a raccontare la vita del migrante ? E la guerra ? Dove l'uomo ridiventa bestia e spesso è premiato come un eroe. Spero di cavarmela con qualche bugia. Meglio ancora, spero che a lui non freghi niente

Un tempo mi dicevo "niente figli a questo mondo", o per lo meno non prima di aver riscattato la mia libertà. La guerra l'ho ereditata da mio padre, e non è stato bello vedere i miei genitori umiliati dai militari. Facevano di tutto per nascondere la loro sofferenza, ma un bambino sa distinguere tra lacrime di dolore e di gioia. Tante volte ho giurato che li avrei vendicati. Da grande. Crescere con la voglia di spaccare il mondo non è cosa da bambini, e così ci siamo ritrovati già grandi, duri anche a noi stessi. Moralisti.

E poi il tempo passa, i genitori invecchiano in fretta, la guerra diventa normale. Qualcuno si vendica, qualcuno si arrende, altri decidono di scappare. Mi spiace, cercate qualcun altro da mettere su quella croce, io ora voglio solo una cosa : dormire una notte intera e magari sognare il viso di mia madre senza lacrime, gli occhi di mio padre sorridenti, i miei fratelli urlare di gioia rincorrendo una lucertola. La guerra è anche questo, ripetersi bugie fino a credere che sia tutto vero, reale. Che un giorno tornerò a riprendere i miei ricordi, la mia infanzia rubata.

Nell'attesa, qualcuno ti accarezza la testa, ti stringe la mano, e tu continui a fare il duro. Ma un bel giorno ti sussurra a tradimento:"Sono in dolce attesa". Non rimane che vagare nel bosco: niente domande, niente risposte, lì dentro c'è la pace che hai sempre sognato. E a casa ti aspetta l'unica persona che ti fa cambiare idea senza drammi, che ti fa ridere e piangere senza vergogna. E' il dono della vita al contrario : non sei tu che li hai fatti nascere, sono loro che ti hanno dato la vita. Ecco perchè sorrideva il tuo vecchio. Non era per finta. (Muin Masri, Internazionale n.787 del 20/26 marzo 2009 - Muin Marsi è uno scrittore nato nel 1962 a Nablus, in Palestina. Vive in Italia dal 1985 - E-mail: info@muinmarsi.it)

La vera insicurezza (di Igiaba Scego)

Giorgio Gaber, in una canzone intitolata Cancro, diceva :"E' difficile vivere con gli assassini dentro. Forse è più facile vivere con gli assassini fuori, che ti sparano addosso. L'assassino dentro è come un'iniezione, non la puoi fermare e non risparmia nessuno". Queste parole mi sono tornate in mente pensando a tutto quello che sta succedendo in Italia. Il razzismo istituzionale e quello delle spranghe sono sempre più diffusi. Ci si illude che sparando a zero sull'altro si risolveranno magicamente i problemi legati alla crisi. Si cerca di creare un "assassino" fuori, ma il vero problema è quello dentro : le incessanti menzogne sulla sicurezza, che servono a nascondere l'incapacità di governare e fare opposizione.

Joy Johnson era una ragazza nigeriana di ventiquattro anni. Faceva la prostituta a Bari, era clandestina e aveva la tubercolosi. Non si è fatta curare per paura di essere espulsa. Nella notte tra il 6 e il 7 marzo è morta, e oggi molti rischiano il contagio. Le sarebbe bastata una radiografia per salvarsi, ma il Governo ha decretato che i dottori devono denunciare i malati clandestini. Il risultato è che molti di loro non si fanno visitare. Ecco la vera sicurezza.

La xenofobia non risparmia nemmeno i neonati. Sempre la Lega ha proposto un emendamento che vieterebbe di registrare all'anagrafe i figli di genitori privi di permesso di soggiorno. E che dire dei recenti attacchi della stampa contro la scuola materna ed elementare Carlo Pisacane a Roma ? Bambini italiani e stranieri convivono benssimo, ma c'è chi ha parlato di "modello clamorosamente fallito".

Forse è vero, l'Italia ha un cancro, un assassino dentro che la logora. Speriamo di trovare una cura.

(Igiaba Scego, Internazionale n.787 del 20/26 marzo 2009 - Igiaba Scego è una scrittrice di origine somala. E' nata nel 1974 a Roma, dove vive - e-mail : balambalis@gmail.com)

Saturday, September 12, 2009

Un Paese che spaventa (di Randa Ghazy)

"Io ho paura dell'Italia. Ora non esito a dirlo. Il 22 giugno, a Limbiate, mio padre è stato aggredito da sei persone a calci e bastonate. Per un parcheggio. Una famiglia intera, figli giovani compresi, è scesa in strada perchè mio padre aveva osato parcheggiare a qualche metro dalla loro casa, e lo ha picchiato, dopo avergli uralo, naturalmente, "tornatene al tuo paese !".
Papà è magro, ha la sua bella età, ed è uno stacanovista con un senso del dovere all'antica, che considera il rispetto della dignità di chiunque un valore essenziale. Chissà dov'è la dignita di quelle persone che, dopo averlo atterrato contro un muro, boccheggiante e con le costole ormai rotte, continuavano a prenderlo a calci. Chissà se nella mente di mio padre, tra i ricordi della sua immigrazione pioniera negli anni settanta, quando ha messo su famiglia in una cittadina dell'interland milanese dove tutti ci hanno accolto bene, tra i ricordi di una vita basata sul sacrificio e sui suoi frutti - tre figli all'Università, un'attività in proprio, l'affetto e la benevolenza di tutti - chissà se tra gli strati della sua memoria s'insinueranno i volti di quelle persone, le loro parole, il loro odio. Chissà se l'Italia che stiamo diventando lo spaventerà, come ora spaventa me.

Decine di mail di supporto e di sdegno mi hanno confortata, strappandomi un sorriso commosso, come una telefonata ricevuta a casa :"Salve, sono un cittadino di Seregno. Ho letto di suo padre. Volevo solo esprimervi la mia solidarietà. Non siamo tutti così, la prego di non perdere la fiducia negli italiani". Forse no, non la perderemo. In fondo, siamo italiani. Amiamo il nostro Paese.
Bisogna però vedere quando questo amore comincerà ad essere ricambiato fino in fondo, e da tutti. (Randa Ghazy, Internazionale n.802 del 3/9 luglio 2009. Randa Ghazy è una scrittrice nata a Saronno nel 1986 da genitori egiziani. Vive a Milano : randaghazy@hotmail.it).

Visti dagli altri

"Il Berlusconismo è frutto di un sistema in cui la volontà popolare non è in grado di esprimersi e soccombe al potere delle televisioni. L'analisi del filosofo Sami Nair".

(...) Il fenomeno Berlusconi ha fatto presa in una società democratica e moderna, con una lunga tradizione culturale. Il genio italiano ha influito su tutti gli ambiti della conoscenza e dell'arte, dalla letteratura alla pittura, dal cinema all scienza. Berlusconi, però, sembra rappresentare il contrario di tutto questo. Perchè, dunque, continua a vincere le elezioni ?

Due caratteristiche dell'Italia di oggi possono aiutarci a trovare una risposta. La prima è legata al significato ideologico del "berlusconismo". E' l'espressione di una volontà di potenza irrazionale, quasi nietzschiana, nata brutalmente nel cuore stesso del sistema politico italiano. Questa volontà di potenza, che trova la sua espressione nel comportamento del cavaliere, è iniettata ogni giorno nell'immaginario collettivo italiano attraverso i mezzi d'informazione. Il suo potere potrebbe essere definito come "totalitario democratico", anche se la formua è contraddittoria. Ma non è forse Berlusconi il proprietario di quest'immenso impero al servizio delle sue ambizioni politiche ? E non è forse il potere del denaro la base democratica della sua volontà di potenza ?

Gli italiani sono perfettamente consapevoli di questa situazione, nata dal drammatico crollo del sistema che ha dominato la vita politica del Paese negli ultimi cinquant'ani. (...) La macchina berlusconiana è nata nello spazio lasciato libero dalla Democrazia Cristiana e dalla sinistra riformista che si riconosceva nel Partito comunista italiano. Di queste due grandi formazioni politiche rimane solo una destra frammentata e una sinistra impotente (o, meglio, un centrosinistra privo di un'identità ben definita). Da quasi vent'anni il berlusconismo svolge principalmente il ruolo di sostituto dei grandi partiti politici ormai scomparsi. Il Presidente del Consiglio ha riportato in Italia un modo di fare politica basato su un populismo reazionario e triviale, tipico dei partiti dell'estrema destra tradizionale.

Tra il razzismo della Lega nord di Umberto Bossi e il neofascismo soft e stucchevole di Gianfranco Fini, Berlusconi ha aggiunto il suo tocco : attacchi continui ai giudici, odio viscerale per tutto ciò che riguarda il mondo spirituale, trasformazione degli immigrati in capri espiatori. I partiti di destra, uniti solo dal desiderio di conquistare e mantenere il potere, possono contare sul sostegno degli stessi ceti sociali che tradizionalmente appoggiano i regimi autoritari : i commercianti della classe media, l'alta aristocrazia finanziaria, il basso proletariato e i lavoratori abbandonati dalla sinistra.

La società civile italiana reagisce attraverso la protesta di alcuni intellettuali famosi e la creazione di nuovi partiti che fanno grandi promesse, come l'Italia dei Valori dell'ex giudice Antonio Di Pietro. Ma senza progetti per il futuro, questi partiti diventano autoreferenziali e impotenti. La Chiesa cattolica, soprattutto al nord, fa parte di questo movimento di resistenza, e dà una mano agli immigrati che si sentono circondati dall'odio.

(...) Il sogno berlusconiano è trasformare radicalmente la volontà generale : da risultato della competizione tra i partiti politici, dovrebbe diventare una questione di potere mediatico, passando così sotto il suo totale controllo. (...) L'effetto principale di questa situazione è più grave di quanto si possa pensare. La disgregazione della volontà generale della maggioranza, insieme alla nascita della volontà di potenza berlusconiana, porta direttamente a uno dei vizi peggiori della democrazia, denunciato da Aristotele : la trasformazione del sistema democratico in un sistema demagogico. Perchè la demagogia, oltre ad essere il contrario del principio democratico del giusto mezzo, è anche l'espressione privilegiata di tutti i populismi.

Sicuramente il popolo taliano si libererà dall'anomalia berlusconiana. Ma questa esperienza deve farci capire che nessuna democrazia è immune dalla nascita di fenomeni simili, se trascura la logica profonda delle sue istituzioni. (Sami Nair, El Paìs, Spagna - Internazionale, n.802 del 3/9 luglio 2009. Sami Nair è un politologo e filosofo francese di origine algerina. E' stato consigliere per l'immigrazione nel governo Jospin ed eurodeputato. Insegna scienze politiche all'Università Paris VIII)

Friday, September 11, 2009

Via la targa per Peppino Impastato

BERGAMO - Il nuovo sindaco leghista di Ponteranica, in provincia di Bergamo, ha fatto rimuovere ieri la targa voluta un anno e mezzo fa dal suo precedessore di centrosinistra per dedicare la biblioteca civica a Peppino Impastato, giovane siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. "Meglio onorare personalità locali". Cristiano Aldegani, primo cittadino del paese lombardo, motiva l'iniziativa con il desiderio di onorare personalità locali, suscitando, però, la reazione degli esponenti locali del Pd e dell'associazione antimafia Libera. "Sono polemiche pretestuose - ribatte il sindaco - fatte da persone in malafede. C'è addirittura chi mi accusa di essere pro-mafia, è assurdo". Le reazioni. Il Pd: "Sconcertante". La rimozione della targa è "sconcertante" commenta Pina Picierno, responsabile "Legalità" del Partito democratico. Secondo l'ex ministro-ombra, la Lega "fa politica con paraocchi ideologico". Una politica che, a suo parere, è "intrisa di ideologia e di interessi localistici, che dividono e indeboliscono il Paese. Negare la memoria di un giovane ucciso dalla mafia non trova giustificazioni. La Lega si assuma le proprie responsabilità e sia coerente". L'Idv: "Un gesto incivile". Si associa alle proteste anche il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi: "Rimuovere la targa è un gesto incivile, uno schiaffo alla memoria di chi ha combattuto contro la mafia a costo della propria vita. Siamo indignati da una decisione che offende la coscienza collettiva di tutta l'Italia perché la lotta contro il crimine non è una questione territoriale".
La precisazione del sindaco. Il sindaco, di contro, precisa che l'iniziativa della Giunta "non ha alcuna motivazione diversa" da quella di valorizzare personalità locali, come il sacerdote Giancarlo Baggi, al quale sarà presto ridedicata la biblioteca. A fine giugno, dieci giorni dopo le elezioni, c'era stato anche un incontro, che lo stesso Aldegani definisce "cordialissimo", con i rappresentanti locali di Libera. In quell'occasione si era parlato di un'eventuale manifestazione "riparatoria" dedicata ad Impastato. Tuttavia, oggi il sindaco fa un passo indietro spiegando che prima di riproporre l'idea della manifestazione dovrà sentire "la volontà della Giunta e della maggioranza". (La Repubblica, 11 settembre 2009)

Thursday, September 10, 2009

La vita di un afgano non vale niente

"I raid americani in Afganistan uccidono civili perfino tra gli invitati alle feste di nozze. Ma gli americani si commuovono solo per la morte di Michael Jackson".

(...) ho pensato che il mondo non si interessa alle vittime civili di una guerra lontana. Il merito è di un articolo del giornalista Anand Gopal sul villaggio afgano di Garloch, nella provincia orientale di Laghman, dove all'alba di un giorno d'agosto del 2008 gli elicotteri statunitensi hanno compiuto un raid di sei ore. "Hanno sganciato una bomba sulla casa di Haiji Qadir, un signore che ospitava una festa di nozze, uccidendo sedici persone." (...) Nella guerra in Afganistan, che dura da quasi otto anni, il bilancio delle vittime dei matrimoni forse è modesto rispetto al totale. Ma in realtà nessuno sa quante nozze - rari momenti di festa in un Paese che da trent'anni ha poco da festeggiare - siano state distrutte dai raid americani. (...) Non fatemi parlare poi di quei tristi riti importanti quanto i matrimoni : i funerali. Quelli non li ho contati, ma non significa che Washington e i suoi alleati non abbiano bombardato anche i funerali in Afganistan. In questi giorni gli Stati Uniti e i mezzi di informazione si sono scatenati sulla morte di Michael Jackson. Il Presidente Obama ha inviato una lettera di condoglianze alla famiglia e quasi due milioni di persone si sono registrate per ottenere uno dei 17.500 biglietti gratuiti per i funerali.

Tutti sanno che Michael Jackson è morto, ma nessuno sa che noi americani abbiamo bombardato una festa di nozze dopo l'altra in Afganistan. Uno di questi lutti - la morte di Jackson - ha poco a che fare con noi, gli altri sono una nostra responsabilità. Eppure uno occupa tutte le prime pagine dei giornali, gli altri passano inosservati.

Penserete che da qualche parte c'è spazio per notizie minori : quelle spose, quegli sposi, quei parenti e quegli invitati meritano almeno un angolino di prima pagina. Penserete che un Presidente o un alto funzionario di Washington avrà mandato un biglietto di condoglianze a qualcuno. Ma la verità è che quando si tratta di vite afgane non importa se vengono bombardate cinque o cinquanta feste di nozze.

(...) Ma, come spesso succede, il passato ci insegna che per gli americani una vita afgana non vale niente. A proposito di Vietnam, il generale William Westmoreland, intervistato dal regista Peter Davis per il documentario Hearts and minds, disse :"L'orientale non dà alla vita lo stesso valore che dà un occidentale. La vita vale poco in oriente". All'epoca molti statunitensi, Davis compreso, pensavano che una vita vietnamita valesse quanto una americana. Ma negli anni della guerra in Afganistan gli americani hanno fatto delle parole di Westmoreland uno stile di vita e di guerra. Così la maggior parte degli americani ha potuto fingere che la guerra in Afganistan non abbia niente a che fare con loro, mentre la morte di Michael Jackson sì (...). (Tom Engelhardt, Internazionale n.804, 17/23 luglio 2009 - Tom Engelhardt è uno storico e un giornalista statunitense. E' il fondatore del sito www.tomdispatch.com)

Cosa dicono all'estero sulla libertà di stampa in Italia









OLIVENNES: "LA LIBERTÀ DI STAMPA È SACRA"
In Francia vige un'antica usanza repubblicana. Il governo non deve attaccare la stampa. In un certo senso, ci si aspetta che chi detiene il potere abbia un animo abbastanza nobile e generoso per dire: anche se mi criticate, vi difendo. In democrazia la libertà di stampa è sacra. Ed è altrettanto sacra la separazione dei poteri. Dunque è legittimo chiedere che chi governa sappia difendere le istituzioni e le regole democratiche. Capisco però che da voi possa essere diverso. Il vostro capo del governo è infatti anche il proprietario di un impero mediatico. E’ la particolarità dell’Italia, ed un fatto eccezionale. In Francia, il potere può intrattenere rapporti di amicizia, di affinità con grandi media, ma mai di proprietà o di controllo diretto. Non è normale che Berlusconi si sia sempre rifiutato di rispondere alle 10 domande di Repubblica. La stampa deve spingere il potere a dire la verità ai cittadini, è il suo compito primordiale. Se questo non avviene, allora significa che c’è un problema. E bisogna cominciare davvero a preoccuparsi.Denis Olivennes (direttore Nouvel Observateur)

CAREY: "DENUNCIA SCANDALOSA"
La decisione di Silvio Berlusconi di denunciare "Repubblica" semplicemente per avere posto legittime domande sulla sue scappatelle sessuali è scandalosa. Lo stesso vale per le sue minacce di denunciare giornali negli altri paesi. Berlusconi non soltanto sta usando queste minacce per distogliere l'attenzione dall'esame minuzioso e legittimo che i media stanno facendo dei suoi recenti cattivi comportamenti; lui sta sperando che le denunce intimidiscano altri dall'occuparsi delle inchieste. Negli Stati Uniti, i media sono generalmente ben protetti da questo tipo di cause intimidatorie da un'importante condizione nella nostra legge sulla diffamazione: chi viene definito come "figura pubblica" - e questo naturalmente include i politici - ha un onere della prova più alto quando cerca di fare causa di diffamazione. Questo è un bene perché incoraggia l'esame minuzioso e netto delle figure pubbliche, specialmente dei politici, da parte dei media. E l'esame minuzioso e netto dei leader politici da parte dell'informazione è uno dei fondamenti di una democrazia sana - una democrazia che ora in Italia da Berlusconi è minacciata.Roane Carey (managing editor di The Nation)

JOFFRIN: "PUBBLICHIAMO LE 10 DOMANDE"
E' un inammissibile attacco alla libertà di espressione e di critica. Non mi stupisce che venga da un personaggio come Berlusconi, ma è un segnale inquietante per tutta l'Europa. Tra l'altro, non escludo che si possa fare ricorso alla Corte europea per contrastare questa palese minaccia al diritto dell'informazione. I metodi del primo ministro italiano mostrano un disprezzo assoluto delle regole democratiche. Rispondere alle domande dei giornalisti è infatti il minimo che gli elettori possono pretendere da ogni governante. Berlusconi invece è infastidito da ogni manifestazione di opposizione. Fa finta di dire che sono attacchi alla sua vita privata e cerca di nascondere alle troppe menzogne che ha detto in questi mesi. I suoi metodi mi ricordano quelli di Putin: manca soltanto che faccia uccidere i giornalisti più scomodi. In Francia non sarebbe pensabile una denuncia come quella che ha fatto Berlusconi a Repubblica. Sarebbe uno scandalo. Esiste una tacita regola repubblicana che impedisce al Presidente di portare in giustizia giornalisti e oppositori. Libération ha deciso che pubblicherà le 10 domande di Repubblica a Silvio Berlusconi.Laurent Joffrin (direttore di Liberation)

JOSEF: "CHE DENUNCI SUA MOGLIE VERONICA"
Berlusconi ha deciso di dichiarare la guerra. Il Cavaliere evidentemente è passato al contro-attacco e vuole avviare una campagna di intimidazione per tutta la stampa italiana. Ma allora dovrebbe denunciare per prima sua moglie Veronica, visto che è stata lei la prima a dire pubblicamente che frequentava minorenni e che aveva gravi problemi di salute.Eric Josef (corrispondente Liberation e le Temps)

GREILSAMER: "SEMBRA UNA BRUTTA FAVOLA"
Se il Presidente Berlusconi è il garante delle libertà pubbliche in Italia, come può fare causa contro Repubblica? Se il Presidente deve assicurare alla stampa le condizioni per il pluralismo, come ammettere poi che gli chieda un riscatto pari a 1 milione di euro? Se il Presidente è il padre della nazione, come comprendere che si rivolti contro uno dei suoi figli ombrosi e indipendenti? Un Presidente contro un Giornale: sembra una brutta favola. Si chiama scandalo.Laurent Greilsamer (vicedirettore Le Monde)

BARBIER: "DANNEGGIA L'IMMAGINE DELL'ITALIA"
Non mi stupisco della causa intentata da Berlusconi anche se la considero molto grave e temo che possa ispirare altri capi di governo. A giugno avevamo ricevuto una lettera di protesta dall'ambasciata italiana a proposito di una copertina dell'Express dedicata agli scandali sessuali del Cavaliere. I toni ci erano sembrati francamente eccessivi ma avevamo deciso di pubblicarla lo stesso. Berlusconi è un leader democraticamente eletto e sembra godere del consenso della maggioranza dell'opinione pubblica. Ma questo non vuole dire che possa comportarsi come più gli piace. L'immagine dell'Italia è stata gravemente danneggiata dalle sue frequentazioni private. Come dicevano gli Antichi: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto". Ma io aggiungo: anche Cesare dovrebbe esserlo.Christophe Barbier (direttore L'Express)

THREARD: "BERLUSCONI FACCIA MARCIA INDIETRO"
Pochi presidenti francesi hanno brandito la minaccia legale contro un giornale. Nei rari casi in cui è successo, sono stati costretti a rinunciare. Il caso di Berlusconi mi ricorda la storia di Valery Giscard d'Estaing e del Canard Enchainé. Quando il settimanale pubblicò l'inchiesta sullo scandalo dei diamanti del ditattore Bocassa, il presidente promise di denunciarli. Poi, però, fece marcia indietro. Aveva capito che sarebbe diventato ancor più impopolare e che gran parte del paese lo avrebbe accusato di voler imbavagliare la stampa. E' auspicabile che Berlusconi faccia altrettanto. Un primo ministro deve essere al di sopra della mischia.Yves Threard (vicedirettore Le Figaro)

DE GAULMYN: "BERLUSCONI DICE COSE INCOMPRENSIBILI"
Ancora una volta, Berlusconi si comporta come un uomo d'affari che difende i suoi interessi e non come un uomo dello Stato che dovrebbe essere il garante di tutti: anche dei suoi oppositori. Gli attacchi del Cavaliere a Repubblica, tutte le cose confuse che ha detto nelle ultime settimane, sono per noi incomprensibili. In fondo, non riusciamo a capire neanche come l'opinione pubblica italiana possa tollerare tutto questo.Isabelle De Gaulmyn (caporedattore La Croix)

RUSBRIDGER: "ESISTIAMO PER FARE DOMANDE"
Gli organi di informazione indipendenti esistono per chiedere domande scomode ai politici. In Gran Bretagna, come nella maggior parte delle democrazie, sarebbe impensabile per un primo ministro fare causa a un giornale perché fa delle domande. Sarebbe anche impensabile usare le leggi sulla diffamazione per impedire ai cittadini di sapere quello che autorevoli giornali stranieri stanno dicendo sul loro paese. Le azioni contro la Repubblica somigliano molto a un tentativo di ridurre al silenzio o intimidire gli organi di informazione che rimangono direttamente o indirettamente indipendenti dal primo ministro italiano. Spero che i giornali di tutto il mondo seguano con grande attenzione questa storia.Alan Rusbridger (direttore del quotidiano The Guardian di Londra)

CAMPBELL: "INIMMAGINABILE"
Chiunque abbia esperienza del modo in cui funzionano i media in Gran Bretagna, troverà piuttosto straordinario il fatto che un primo ministro faccia causa a un giornale per una serie di domande, e per avere riportato quello che scrivono giornali stranieri.Il tutto è ancora più straordinario perché il primo ministro in questione è a sua volta un potentissimo editore. Un fatto, anche questo, che sarebbe inimmaginabile nella cultura politica del nostro paese.Alastair Campbell (ex portavoce di Tony Blair)

DI LORENZO: "E' IN GIOCO LA DEMOCRAZIA"
Per il direttore di Die Zeit, "la questione non riguarda certo solo Repubblica, è in gioco il ruolo dei media in una democrazia. E non credo che Repubblica si lascerà intimidire, per cui non capisco il passo di Berlusconi nemmeno da un punto di vista tattico.Giovanni Di Lorenzo (direttore di Die Zeit)

JIMENEZ: "DIFENDERE IL DIRITTO DI INFORMARE"
La nostra opinione è che la stampa democratica ha sempre rispettato l'intimità del primo ministro Silvio Berlusconi. È stato lui il primo a metterla in discussione, lui che ha cancellato questa sfera privata che adesso dice di voler difendere. La pubblicazione di fotografie delle sue feste private o le dieci domande postegli da Repubblica non pretendono di giudicare la sua morale come cittadino, ma piuttosto dimostrare che egli cerca di trasformare la politica in un prolungamento delle sue relazioni d'amicizia e del suo modo di divertirsi. Berlusconi ha preso due decisioni politiche importanti che giustificano l'interesse della stampa sulle feste di Villa Certosa e le cene nella residenza ufficiale romana. Ha voluto leggi ad hoc affinché sui voli ufficiali potesse far viaggiare invitati particolari, ed ha promosso in ruoli di responsabilità istituzionale, o nelle sue liste elettorali, persone che - lo ha detto lui stesso - avevano come unico merito quello di essere belle. Ora annuncia azioni legali contro i giornali. E' un suo diritto. Noi continueremo a difendere il nostro, pubblicando informazioni che interessano i cittadini di fronte a qualsiasi abuso di potere.Vicente Jimenez (director adjunto de El Pais)

VIDAL: "UN AVVERTIMENTO A TUTTI I GIORNALISTI"
Questa denuncia è un avvertimento a tutti i giornalisti italiani, un modo di zittire la stampa. Il messaggio è chiaro: vietato criticare, vietato fare domande. E' molto preoccupante vedere che il premier italiano vuole colpire così platealmente una delle poche voci di informazione libera e indipendente. La cifra richiesta, poi, è disproporzionata. Nel merito il premier italiano sbaglia, perché il compito di un organo di stampa è anche quello di fare domande. La Repubblica ha posto domande non soltanto sono legittime ma sono anche doverose, visto che Berlusconi ha spudoratamente mentito al suo paese. Questo attacco legale dimostra che in Italia c'è un'anomalia, ovvero un premier proprietario di un impero mediatico che ha anche la tendenza a voler mettere sotto silenzio l'opposizione. Reporters Sans Frontières è pronta a denunciare in ogni sede internazionale questo grave attacco alla libertà di stampa in Italia.Esa Vidal (responsabile Europa Reporters sans Frontieres)

WERGIN: "IN ITALIA POCA PLURALITÀ"
Secondo Clemens Wergin, editorialista di politica estera ed esperto di affari italiani della Welt, a proposito della querela di Berlusconi legata alle dieci domande poste da Repubblica, "il fatto è strano, visto che la pluralità del panorama mediatico in Italia mi sembra già abbastanza ristretto. La situazione appare a tinte forti in generale, uno scandalo in cui sembra essere coinvolto il capo del governo italiano, feste forse con prostitute seminude, sembra molto strana, vista dalla Berlino protestante, dove governa una Cancelliera tutt'altro che a forti tinte. Berlusconi ha commesso un grave errore, sembra che non capisca il ruolo di una stampa libera. Il semplice fatto che Repubblica abbia posto domande è parte del giusto ruolo dei media. Uno stile inquietante." Clemens Wergin (editorialista del Die Welt)

GIESBERT: "LA DEMOCRAZIA E' MALATA"
Il conflitto tra il potere politico e la stampa è sempre latente ma quando esplode in questo modo significa che la democrazia è malata. Finora in Francia c'è stata una regola d'oro secondo la quale i Presidenti non si rivolgono a un giudice per difendersi dagli attacchi dei giornali. Per i francesi la funzione presidenziale è sacra. Il capo dello Stato sa che se si abbassasse a questi metodi contro la stampa perderebbe inevitabilmente prestigio. Il fatto che Berlusconi abbia attaccato legalmente Repubblica è un'ammissione di debolezza. Il vostro capo del governo si comporta come un qualsiasi cittadino, dimenticando il suo ruolo istituzionale. Ma per il vostro giornale è paradossalmente anche un attestato di libertà e di indipendenza.Franz-Olivier Giesbert (direttore di Le Point)

THUREAU-DAUGIN: "UN PRECEDENTE PERICOLOSO PER L'EUROPA"
Courrier International aveva già pubblicato le prime 10 domande a Berlusconi. Dopo questo attacco legale degli avvocati del premier, abbiamo deciso che mostreremo ai nostri lettori anche le 10 nuove domande. Ci sembra un atto doveroso nei confronti di Repubblica, che ha condotto una campagna insistente e coraggiosa. Sarebbe molto preoccupante se i magistrati italiani stabilissero il carattere diffamatorio di questi dieci, semplici interrogativi. Potrebbe essere un precedente pericoloso per tutta l'Europa.Philippe Thureau-Daugin (direttore di Courrier International)

Monday, September 7, 2009

Venezia, Regata Storica : no ai cronisti del Sud

ROMA - La Lega Nord apre un nuovo fronte, la guerra ai giornalisti romani e siciliani. E provoca la reazione compatta di tutto il Tg1. Una risposta tra l'indignato e il divertito quella del comitato di redazione e del direttore del telegiornale della prima rete Rai. Anche perché l'attacco è di quelli che lasciano di stucco. È la regata storica di Venezia, questa volta, a scatenare l'ira del Carroccio che, dopo aver gridato all'invasione dei professori meridionali in Padania, ha scoperto che a raccontare il corteo tradizionale sul Canal Grande sarebbero stati, per il Tg1, Giancarlo Mingoli e Elisa Anzaldo. Romano lui, siciliana lei. Apriti cielo. Quando i leghisti della Serenissima lo hanno saputo hanno subito alzato la voce. "Sono stufo. Il Veneto non è una colonia", si è infuriato il capogruppo della lega al Comune di Venezia Alberto Mazzonetto. Una colonia? "Certo, protesto tutta la mia rabbia. È scandaloso che la telecronaca non sia affidata a giornalisti veneziani o veneti. Al solito saccente da Roma, questa volta si è affiancata, come assistente, una giornalista siciliana: questi sono capaci di scambiare un pupparino con un transatlantico e pensano che la caorlina sia una dolce donna dell'estuario". Allibiti, i due esperti giornalisti, l'hanno buttata sul ridere. "E dire che sono sposata con un padano e ho un suocero leghista", ha sorriso lei. La cosa però è sembrata talmente grossa ai colleghi del Tg1 da non poter passare inosservata. Così sono intervenuti i rappresentanti sindacali: "Se da un lato si cerca di sorridere alle farneticanti dichiarazioni di un consigliere in vena di battute da osteria, il comitato di redazione non può rimanere il silenzio rispetto alla visione culturale che si cela dietro le parole del signor Mazzonetto che arriva a una condanna a priori di incompetenza solo sulla base della provenienza regionale di due colleghi di assoluta credibilità professionale".
Non meno netto Augusto Minzolini nel respingere la "paradossale richiesta" del Carroccio. "Se il Tg1 fosse televeneto - concede - magari ci si potrebbe pensare, ma poiché l'avvenimento viene trasmesso in tutta Italia, che sia raccontato da veneti, romani o siciliani mi sembra una questione di lana caprina". In poche parole "sono polemiche che scadono nel ridicolo" dice Minzolini che conclude con una simpatica esclamazione: "Ostregheta!". Così, per un giorno, l'iperbole propagandistica della Lega mette insieme sindacato e direttore del Tg1. E dire che invece appena qualche giorno fa il comitato di redazione era andato a da Minzolini a esprimere "preoccupazione" per il modo in cui il telegiornale aveva affrontato il caso Boffo e due settimane prima aveva lamentato una "scarsa copertura" degli interventi della Chiesa contro il respingimento dei profughi. Ma, come si dice, il troppo stroppia. E lo sanno anche a Venezia. (La Repubblica, 7 settembre 2009)

Saturday, September 5, 2009

Fratelli d'Italia


"Riserva una buona accoglienza agli stranieri, perchè un giorno anche tu sarai uno straniero !". Oggi l'Italia sembra ignorare il consiglio dello scittore Roger Ikor, vincitore nel 1955 de premio Goncourt. Da qualche anno in Europa il dibattito sull'immigrazione si è radicalizzato. Dopo l'Austria e la Russia, adesso anche l'Italia è diventata ostile agli immigrati. Soprattutto in questi tempi di crisi economica. La Camera dei Deputati ha preso in esame il "pacchetto sicurezza" del Governo Berlusconi, che è già stato approvato dal Senato il 5 febbraio (...). Dopo la campagna della Lega Nord e dei mezzi di informazione l'Italia sembra impegnata in una battaglia violenta contro gli immigrati, diventati i capri espiatori per tutti i mali che affliggono il Paese. Non ci vuole molto per capire che questa legge è un regalo del premier Silvio Berlusconi alla Lega Nord per il sostegno ricevuto alle ultime elezioni. Non a caso una delle prime mosse del Presidente del Consiglio è stata nominare Roberto Maroni - uno degli uomini forti della Lega Nord - Ministro dell'Interno. Un modo per ricompensare il leader della Lega, Umberto Bossi, e permettergli di estendere la sua influenza su tutto il Paese, oltre che nelle sue roccaforti tradizionali.

Il "pacchetto di sicurezza" prevede una pena da sei a quattro anni di carcere per le persone in situazione irregolare che restano sul territorio italiano nonostante il mandato di espulsione (...). Gli immigrati saranno obbligati a presentare il permesso di soggiorno per ogni atto di stato civile (come il matrimonio o il riconoscimento di un figlio) e ogni volta che vorranno usare i servizi internazionali di trasferimento di denaro. La misura avrà conseguenze disastrose per i Paesi africani, che contano molto sulle rimesse di chi vive all'estero. Inoltre, i gestori di questi servizi saranno tenuti a denunciare i loro clienti in situazione irregolare. Il Governo italiano appoggia apertamente quest'istituzionalizzazione della delazione e incoraggia i cittadini a denunciare gli immigrati clandestini (...).

La Lega Nord ha anche proposto di allungare da due a sei mesi il tempo di permanenza degli immigrati irregolari nei centri di accoglienza temporanea. E di legalizzare le ronde formate da gruppi di cittadini non armati, che sono già attive nelle città del Nord. Molte formazioni politiche si sono mobilitate per organizzare delle ronde : oltre alla Lega, che le ha create nel 1997, anche i gruppi di estrema destra Fiamma Tricolore, Forza Nuova e La destra. Solo a nominarle, queste cacce all'uomo fanno venire i brividi e riportano alla mente alcune delle pagine più buie della storia recente, in particolare dell'Italia fascista. A Massa La destra ha organizzato una serie di ronde battezzate "Sss" (Soccorso sicurezza sociale), una sigla che evoca la polizia di Adolf Hitler (...). (Sakho Jimbira Cheikh, Sud Quotidien, Senegal - Internazionale n.795 15/21 maggio 2009).

Friday, September 4, 2009

La Cei: "L'Italia è già multietnica"

Roma, 11 maggio 2009 - Il tema immigrazione domina il dibattito politico e innanzitutto è la Lega a far sentire la sua voce, dopo che ieri il presidente del Consiglio ha detto di no ad una “Italia multietnica”. E’ Umberto Bossi a tornare sull’argomento e il leader leghista ci tiene a sottolineare che è merito del Carroccio se tutto il centrodestra adesso è impegnato su questo fronte: “Stiamo facendo proseliti, le nostre idee camminano perché hanno gambe”. E mentre il Governo comunica il rimpatrio di altri 240 clandestini, dall’opposizione arrivano le dure critiche del segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale il tema immigrazione viene strumentalizzato per “coprire le imbarazzanti vicende personali del premier” e la crisi economica: “Un modo abbastanza disgustoso di fare campagna elettorale”, dice Franceschini.
E anche la Cei incalza con monsignor Crociata che sottolinea: “La società interculturale c’è già”. Anche se poi precisa che “tutto deve essere inserito in un rigoroso rispetto della legalità, necessaria garanzia per l’integrazione”.

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha commentato le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla società multietnica, poco prima di entrare nella chiesa del Sacro Cuore di Genova Carignano, dove si celebrano i funerali di don Gianni Baget Bozzo scomparso venerdì scorso. «Non so in che mondo viva Berlusconi -ha detto Casini- negare la società multietnica significa vivere fuori dalla realtà. Il problema non è dire no agli extracomunitari o alla società multirazziale che c’è già, ma dire sì ad un’accoglienza alle persone oneste ed essere rigorosi contro i clandestini e i disonesti. Mi sembra -ha aggiunto Casini- che ci sia molta demagogia nella posizione di chi dice no alla società multirazziale che in Italia c’è già. Nel momento -ha concluso Casini- in cui abbiamo un presidente degli Usa con la pelle nera, dire no alla società multietnica, mi sembra di tornare all’età delle caverne». (Quotidiano.net, 11 maggio 2009)

Como, nozze e centralino in dialetto. Le invenzioni di un Assessore leghista

"E adess v'el disi bèl ciaàr: da quest mumènt chì sii marì e mijèè". A Palazzo Cernezzi, sede del municipio di Como, si è celebrato il primo matrimonio in vernacolo. Davanti all'assessore all'Ambiente, il leghista Diego Peverelli, una coppia di comaschi di mezza età che ha scelto di unirsi con rito civile, ma celebrandolo anche in dialetto. Peverelli, tuttavia, come prevedono le leggi in materia, ha dovuto pronunciare il "vi dichiaro marito e moglie" anche in italiano, come pure in doppia lingua ha letto i diritti-doveri dei due coniugi.In municipio sono arrivati fotografi e telecamere, oltre a diversi curiosi per la singolare cerimonia. I due sposi sono apparsi piuttosto sorpresi per tanto interesse. Peverelli non è nuovo a iniziative clamorose: un anno fa inventò il centralino comunale in vernacolo. Basta comporre il numero e si sente la sua voce che in dialetto comasco invita l'interlocutore: "Se ta vret parlaà cun l'operaduù, schiscia ul quater". A volere che il rito fosse in lingua dialettale sono stati i due sposi, circondati da amici e parenti. Presente anche il consigliere regionale leghista Edgardo Arosio. La Lega ha già presentato in parlamento una proposta di legge a firma del deputato Pierguido Vanalli, peraltro, intitolata "Introduzione dell'articolo 107-bis del Codice civile per la celebrazione dei matrimoni in lingua locale". (La Repubblica, 4 settembre 2009)

Wednesday, September 2, 2009

La Sicilia normanna e multietnica

Con i Normanni si costruiscono in Sicilia, mentre la maggior parte dell'Europa è ancora barbara e feudale, le basi di uno stato moderno (…). Ruggero trascorse i 15 anni del suo effettivo dominio a costruire le fondamenta del nuovo stato. Diversamente dai normanni di Guglielmo il conquistatore, che avevano conquistato l'Inghilterra, fu tollerante con i costumi e le tradizioni greche, latine e arabe che in quel periodo coesistevano in Sicilia. Con Ruggero d'Altavilla la Sicilia ritorna a far parte del mondo occidentale ma contemporaneamente non taglia i legami con l'oriente, mantenendo il Gran Conte armate musulmane e rapporti di amicizia e di commercio con tutto il bacino del mediterraneo e non cedendo mai alle lusinghe di crociate in Terra Santa.
Morì a Mileto, il 22 giugno del 1101, all'età di settanta anni. Rimase reggente la sua terza moglie, la gran contessa Adelasia, dalla quale aveva avuto due figli: Simone e Ruggero. Simone, il primogenito morì fanciullo, lasciando erede il piccolo Ruggero che a 10 anni divenne Gran Conte di Sicilia e che sarebbe divenuto il primo re di Sicilia.

Adelasia aveva appreso dal marito non solo le arti del governare e della diplomazia ma anche quella della mediazione, dote a lei congeniale che le consentì sempre di comporre i conflitti che facilmente esplodevano in una realtà composita come quella siciliana; proseguì con grande abilità la politica di Ruggero il cui punto di forza era la capacità di rispettare costumi e culture diverse integrate in un contesto nazionale multietnico, nuovo ed originale. Latini, franchi, greci, arabi non dovevano sentirsi stranieri o percepire prevaricazioni dall'una o dall'altra etnia bensì dovevano sentirsi popoli di una stessa patria. La sua fu una responsabilità immensa, ma ella seppe assolvere a questo compito con una grinta, un coraggio ed un'abilità eccezionali anche per un uomo temprato al comando, fino al 1112, quando passò la mano all'unico figlio rimastogli Ruggero che in quell'anno compiva diciassette anni.

Ruggero, cresciuto nell'ambiente cosmopolita della corte di Palermo fu educato da precettori greci e musulmani. Imparò a parlare correntemente il greco, l'arabo ed il latino, cosa che gli consentì, da adulto di trattare in prima persona coi principi stranieri. Avviò un'energica politica di consolidamento della contea continuando l'unificazione dello stato avviata dal padre tendente a dare a tutti i sudditi del regno, qualunque fosse la loro origine etnica, un'eguaglianza di fronte alle leggi e di fronte allo Stato, e contemporaneamente una politica di espansione nel Mezzogiorno della penisola, col disegno di unificare i domini normanni d'Italia.

Pochi sovrani in Europa avrebbero potuto competere con lui. Nessun monarca occidentale lo superava in ricchezze e Palermo, antica capitale degli emiri, ricca di magnifici palazzi, fiorentissima per le arti e per i commerci, era la degna sede di un tal principe, che aveva adottato la pompa e i costumi arabi. Il suo palazzo era adorno di preziosissimi arredi; popolato di eunuchi e fanciulle e difeso da un fortissimo corpo di soldati saraceni. Il fasto di Palermo era pari a quello delle più sontuose corti orientali e al fasto corrispondeva la potenza, perché in quel tempo Ruggero, i cui stati si estendevano quasi fino a Roma e avevano i porti frequentati dai crociati di passaggio, pesava molto nella politica europea. E mentre l'autorità degli altri principi era limitata dalla potenza dei loro vassalli, quella di Ruggero no ed era in grado di radunare quando, dove e come voleva un formidabile esercito, che le fedelissime milizie musulmane rendevano ancor più forte e temuto.

Ruggero II fece del regno di Sicilia uno degli Stati d'Europa più potenti e meglio ordinati grazie alla base legislativa delle "Assise del Regno di Sicilia", date ad Ariano nel 1140. Caratteristica del regno siciliano è l'esistenza di un'amministrazione centrale assai complessa: il re è assistito da sei ufficiali (i più importanti dei quali sono l'"ammiraglio", carica di origine araba, capo delle forze armate ed il protonotario, capo della cancelleria) e da magistrati sparsi nelle province (iusticiarii e connestabuli). Esistono un'amministrazione finanziaria (dohana) e una forma di autogoverno concessa alla comunità araba di Palermo, retta da un kadì. Speciali prerogative, in materia di organizzazione ecclesiastica, grazie all'apostolica legatia concessa da papa Urbano II a Ruggero I vengono riconosciute ai sovrani normanni, nominati legati papali, ossia diretti rappresentanti della Santa Sede.

Pur essendo gli obiettivi principali imposti dai pontefici lo sradicamento dell'islamismo e la lotta contro l'influenza del Cristianesimo greco-bizantino, Ruggero II si guardò bene dall'interessarsi di crociate, problema che coinvolgeva il resto dell'Europa, e fu molto tollerante riguardo le profonde differenze etniche e religiose esistenti tra i suoi sudditi, ed anzi ne incoraggiò le attività artistiche e culturali. Alla corte di Ruggero perdura la cultura araba e molti dotti accolse alla sua corte, preferendo alla compagnia e alla conversazione con i monaci cristiani quella con i dotti arabi, tra questi ricordiamo il geografo al-Idrisi che per incarico del sovrano scrisse "Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo" più nota come Kitab-Rugiar, ossia Il libro di Ruggero, che costituisce una delle più importanti opere di geografia di tutto il medioevo. Al libro si accompagnava un grande planisfero d'argento, purtroppo andato distrutto o meglio predato e fuso.

Il grande re morì nel 1154, dopo 24 anni di regno e dopo aver sottomesso buona parte delle terre che si affacciano nel Mediterraneo. Due mesi dopo la sua morte nacque la figlia Costanza, che qualche anno più tardi partorirà in una pubblica piazza lo Stupor mundi, Federico II di Svevia.
(Da "Storie di Sicilia" di Fara Misuraca - Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo ilportaledelsud@fastwebnet.it )

Il Sud si ribella alla Lega Nord (l'Italia dei dialetti ?)

Il partito separatista e spesso razzista della Lega Nord decide l'agenda del governo Berlusconi. I meridionali ne hanno abbastanza e stanno pensando di fondare una Lega Sud (...). L'atmosfera tra il Nord e il Sud Italia si è fatta pesante (...). La causa si chiama Lega Nord, il partito di Umberto Bossi, che ogni giorno presenta nuove proposte che bersagliano i meridionali ed indeboliscono l'unità nazionale (...). La Lega è fortemente legata alla propria identità e vede nella "Padania" , uno stato partorito dalla fantasia di Bossi, la propria patria. Lingua ed istruzione stanno a cuore ai leghisti. Così tanto che vogliono rendere i dialetti locali obbligatori per legge nelle scuole primarie e superiori. Ciò riguarda anche gli insegnanti meridionali che lavorano al Nord. Secondo la Lega, questi ultimi non parlano una parola di italiano, per non parlare dei dialetti settentrionali. "Bisogna smetterla di far torturare i nostri figli da persone che non vengono dal Nord", ha gridato Bossi durante un convegno di partito. Il Ministro Gelmini ha promesso "corsi intensivi" per i meridionali, ma per Bossi non basta (...). Bossi vuole ora far passare una legge per cambiare le gabbie salariali in Italia del Sud e del Nord, dal momento che il costo della vita al Sud è più basso che al Nord. Quasi tutti gli altri politici, sindacati e associazioni di imprenditori hanno reagito furiosamente alla proposta. "Razzista" e "odorante di Unione Sovietica" sono i giudizi più moderati. Berlusconi prova a salvare il salvabile per evitare di cadere nel divario crescente tra Nord e Sud. (Articolo di Politica interna, pubblicato venerdi 14 agosto 2009 in Olanda)

Sgarbi : "Assurdo non volere una società multietnica"

"Dire di non volere una società multietnica vuol dire negare i modelli dell'Occidente, sia nella sua storia (si pensi alla Sicilia), sia nel presente (si pensi alla Francia o agli Stati Uniti). Parigi e New York non sono forse multietniche ? O Berlusconi preferisce il modello di Kabul, monoetnico e rimpiange i talebani che hanno distrutto il Budda di Bamiyan. Il presente e il futuro sono multietnici per una spinta della storia e pare lo abbia inteso Gianfranco Fini. Diverso è limitare l'accesso ai clandestini, agli irregolari, ai criminali o potenziali criminali, che possono essere anche monoetnici e cioè italiani come noi, come camorristi, mafiosi, pedofili. Non mi risulta che il Dalai Lama rappresenti una minaccia per l'Occidente." (Vittorio Sgarbi, lunedi 11 maggio 2009)

"Rimbalza il clandestino" (giochino padano)

Famiglia Cristiana critica duramente il gioco ideato da Renzo Bossi, figlio del leader della Lega, "Rimbalza il clandestino", su Facebook. "Fresco dell'agognato diploma (preso al quarto tentativo) Renzo Bossi, primogenito di Umberto - scrive ironicamente il settimanale dei paolini in un box intitolato 'L'angolo di brontolo' -si è subito applicato ideando l'agghiacciante videogame 'Rimbalza il clandestino'. Vince chi respinge con un clic barconi di naufraghi. Il pargoletto muove i primi passi nella politica. Non è meraviglioso ?". (La Repubblica, 26 agosto 2009).