Saturday, December 12, 2009

Il razzismo esplode fra i banchi delle medie. "Non ci sediamo con i cinesi: puzzano" (di Franco Vanni)


A Quarto Oggiaro, quartiere difficile alla periferia di Milano, i prof convocano i genitori. E il collegio dei docenti decide che ogni quindici giorni gli studenti devono cambiare di posto e l’assegnazione dei banchi è decisa dai professori 

Tredicenni che non vogliono come compagni di banco gli studenti cinesi, perché dicono che «puzzano». Un’alunna che si alza durante l’ora di matematica e lancia il suo proclama: «L’Italia agli italiani!». Per scardinare quelli che vengono definiti «atteggiamenti razzisti inaccettabili», il collegio dei docenti di una terza media della scuola Trilussa, nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro, ha preso una decisione drastica: ogni quindici giorni gli studenti devono cambiare di posto e l’assegnazione dei banchi è decisa dai professori.

«Vedere l’aula divisa in “quartieri” dava dolore, ora gli alunni avranno modo di conoscersi davvero», dice Adele Moroni, insegnante di italiano della classe, in cui nove dei 22 studenti sono stranieri. In un mese di sperimentazione, gli studenti hanno dovuto cambiare banco già tre volte. L’ultimo rimescolamento è stato appena fatto. Il progetto è stato preceduto da una lettera ai genitori, convocati a scuola «per discutere la situazione disciplinare della classe», dove in generale «i rapporti fra ragazzi non sono sempre facili».

Più esplicito l’avviso rivolto alle 13 famiglie italiane, in cui si parla di «intolleranza nei confronti dei non italiani». Nell’i ncontro con mamme e papà, martedì scorso, le professoresse hanno illustrato i risultati della nuova strategia di integrazione. «Anche se siamo solo all’inizio — racconta la Moroni — abbiamo avuto segnali importanti. In alcuni casi, commoventi». Una ragazzina marocchina, a cui in passato erano stati sporcati i vestiti “per scherzo” con della vernice, è stata invitata a studiare insieme al pomeriggio dai compagni. Uno studente ecuadoriano «spesso isolato» ora passa l’intervallo in compagnia.

Più difficile l’integrazione dei cinque alunni cinesi, arrivati in classe quest’anno. Nei loro confronti il pregiudizio sembra essere più radicato: «Non pagano le tasse», «ci rubano il lavoro», «sono diversi», dicono gli altri ragazzi. Non aiuta il fatto che, non sapendo la lingua, i cinque debbano passare molte ore da soli, con un docente che insegna loro l’italiano. La professoressa di sostegno della classe, sull’utilità del progetto non ha dubbi: «Che nel 2009 i ragazzi siano razzisti è assurdo — dice — andremo avanti con i posti a rotazione fino a quando non avremo vinto la sfida».

La professoressa Moroni è andata a comprare un albero di Natale da mettere in classe. Ogni studente sarà chiamato a portare un oggetto da casa, di poco valore ma “con un significato”. Prima delle vacanze natalizie, con una lotteria, gli oggetti saranno distribuiti fra gli alunni in modo casuale. (La Repubblica,1 dicembre 2009)

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