Saturday, December 12, 2009

Treviso, Gentilini: "No ai parroci stranieri" (di Laura Canzian)


L'intervento del vicesindaco all'inaugurazione di un crocifisso di ferro nel giardino di palazzo Rinaldi: "Finirebbero per essere semplici funzionari ecclesiastici - spiega - il parroco invece deve conoscere la sua gente"

«Sacerdoti stranieri? No grazie». A dire la sua sui sacerdoti non italiani alla guida delle parrocchie è il vicesindaco Gentilini, che si giustifica così: «Finirebbero per essere semplici funzionari ecclesiastici - dice Gentilini - Il parroco invece deve conoscere la sua gente».

Tutto questo viene detto mentre svela il crocifisso di ferro nel giardino di palazzo Rinaldi, opera da lui voluta dopo la polemica sul simbolo sacro nata dopo la sentenza di Strasburgo. Dichiarazioni fatte a margine della cerimonia quelle di Gentilini. «Giudico negativa la carenza di sacerdoti - premette il vicesindaco - Quando un parroco deve gestire più parrocchie, non si radica nel territorio. Devono conoscere i loro cittadini». Cosa che, secondo Gentilini, non può fare un super-parroco né tantomeno un sacerdote di origine straniera, figure sempre più diffuse in zone come Genova e Firenze e che talvolta, con la loro presenza, «tamponano» la crisi di vocazioni dei nostri connazionali.

«Gli stranieri non conoscono le tradizioni», dice il prosindaco. Sopra di lui si erge il crocifisso in ferro battuto opera di Claudio Rottin, artista di Carbonera, voluto dal vicesindaco dopo la sentenza del Parlamento europeo che vieterebbe la presenza del simbolo cristiano nelle classi e contro cui la Lega ha combattuto un’aspra battaglia.  «Riaffermiamo così la nostra cristianità» dice Gentilini. Alla cerimonia mancano rappresentanti del clero. Il crocifisso è stato messo nel giardino di palazzo Rinaldi in tutta fretta, prima di Natale, e pare senza particolari autorizzazioni o richieste.

All’ombra della croce Gentilini si lascia andare anche a un commento sul probabile nuovo vescovo di Treviso, il francescano Gianfranco Agostino Gardin. «Sono contento - dice -. Spero introduca uno spirito innovativo, ma senza disconoscere la tradizione. E poi la chiesa deve guadagnarsi la simpatia dei giovani». (La Repubblica, 10 dicembre 2009)

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