Saturday, November 7, 2009

Veline e donne siliconate (di Alessio Ponz de Leon)

Chi, come me, ha già qualche annetto sulle spalle, senza dubbio si ricorderà cosa si identificava una volta con la parola “velina”. Era una carta finissima, diafana e trasparente, con la quale, da bambini, ci si divertiva a ricalcare immagini e fotografie con la matita. Ne venivano fuori ingenui disegni, copie sbiadite e approssimative dell’immagine originale.

Oggi la parola velina è diventata sinonimo di una ragazzotta sculettante dalle forme avvenenti, che si agita e fa le moine davanti ad una telecamera, con gli occhi sempre rivolti all’obiettivo, nella speranza che qualcuno la noti e le proponga una particina in un film di infima qualità o in qualche inutile programma televisivo.

Ma in fin dei conti, oltre alla circostanza di essere graziose, di indossare adamitici costumini, saper ruotare le braccia, sculettare e fare moine accattivanti, cos’altro sanno fare le veline ? Assolutamente nulla, sono solo copie sbiadite e senza talento di altre donne che lavorano con vera professionalità nel mondo dello spettacolo. Eppure diventare una velina sembra essere diventata, oggi, la più grande aspirazione di tante ragazze ambiziose e, ancor più, di molti genitori.

Una volta c’erano le “soubrettes”, che riempivano con il loro talento e la loro professionalità gli schermi in bianco e nero dei vecchi televisori. Ne ricordo alcune, come Delia Scala, Caterina Valente, Lauretta Masiero, Marisa Del Frate. Erano donne belle, affascinanti, aggraziate e piene di talento. Sapevano ballare, cantare e recitare e non avevano alcun bisogno di mostrare seni e natiche per essere apprezzate dal pubblico. E, soprattutto, non avevano paura della loro età. Accoglievano con rassegnazione e dignità i cambiamenti indotti dal trascorrere inesorabile del tempo e, una volta terminata la loro stagione, si mettevano semplicemente da parte.

Oggi in televisione vediamo donne che, piuttosto che rassegnarsi all’idea che il tempo non si possa fermare, preferiscono assomigliare a zombi usciti dal film “La notte dei morti viventi”; nasini tutti uguali, artefatti e improbabili, simili a quelli dei cadaveri di una sala settoria; tettone gommose che sfidano tutte le leggi fisiche, prima fra tutte quella di gravità; labbroni siliconati, mostruosamente gonfi, come fossero stati punti da uno sciame di calabroni inferociti. Solo l’idea di baciare una di quelle bocche mette i brividi lungo la schiena.

Ma davvero ci sono uomini ai quali piacciono donne del genere ? Ai quali piace baciare un labbrone finto e freddo e toccare un seno di plastica che sembra il Flubber del film di Walt Disney o la trombetta di una macchina d’epoca ? Deve essere indubbiamente così, se sempre più donne, anche giovanissime, si sottopongono a questo massacro.

Mi vengono in mente le parole che Anna Magnani rivolse ad un truccatore il quale, durante le riprese di un film, voleva nasconderle le rughe del viso. Gli disse: “Lasciamele tutte, ci ho messo una vita a farle”. Che donna ragazzi. (Alessio Ponz de Leon per il suo Blog).

1 comment:

  1. Per fortuna ci sono ragazze, modelle, che si spogliano sì, ma sono colte, sensibili e intelligenti, come questa Eva qui!

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