Wednesday, September 2, 2009

La Sicilia normanna e multietnica

Con i Normanni si costruiscono in Sicilia, mentre la maggior parte dell'Europa è ancora barbara e feudale, le basi di uno stato moderno (…). Ruggero trascorse i 15 anni del suo effettivo dominio a costruire le fondamenta del nuovo stato. Diversamente dai normanni di Guglielmo il conquistatore, che avevano conquistato l'Inghilterra, fu tollerante con i costumi e le tradizioni greche, latine e arabe che in quel periodo coesistevano in Sicilia. Con Ruggero d'Altavilla la Sicilia ritorna a far parte del mondo occidentale ma contemporaneamente non taglia i legami con l'oriente, mantenendo il Gran Conte armate musulmane e rapporti di amicizia e di commercio con tutto il bacino del mediterraneo e non cedendo mai alle lusinghe di crociate in Terra Santa.
Morì a Mileto, il 22 giugno del 1101, all'età di settanta anni. Rimase reggente la sua terza moglie, la gran contessa Adelasia, dalla quale aveva avuto due figli: Simone e Ruggero. Simone, il primogenito morì fanciullo, lasciando erede il piccolo Ruggero che a 10 anni divenne Gran Conte di Sicilia e che sarebbe divenuto il primo re di Sicilia.

Adelasia aveva appreso dal marito non solo le arti del governare e della diplomazia ma anche quella della mediazione, dote a lei congeniale che le consentì sempre di comporre i conflitti che facilmente esplodevano in una realtà composita come quella siciliana; proseguì con grande abilità la politica di Ruggero il cui punto di forza era la capacità di rispettare costumi e culture diverse integrate in un contesto nazionale multietnico, nuovo ed originale. Latini, franchi, greci, arabi non dovevano sentirsi stranieri o percepire prevaricazioni dall'una o dall'altra etnia bensì dovevano sentirsi popoli di una stessa patria. La sua fu una responsabilità immensa, ma ella seppe assolvere a questo compito con una grinta, un coraggio ed un'abilità eccezionali anche per un uomo temprato al comando, fino al 1112, quando passò la mano all'unico figlio rimastogli Ruggero che in quell'anno compiva diciassette anni.

Ruggero, cresciuto nell'ambiente cosmopolita della corte di Palermo fu educato da precettori greci e musulmani. Imparò a parlare correntemente il greco, l'arabo ed il latino, cosa che gli consentì, da adulto di trattare in prima persona coi principi stranieri. Avviò un'energica politica di consolidamento della contea continuando l'unificazione dello stato avviata dal padre tendente a dare a tutti i sudditi del regno, qualunque fosse la loro origine etnica, un'eguaglianza di fronte alle leggi e di fronte allo Stato, e contemporaneamente una politica di espansione nel Mezzogiorno della penisola, col disegno di unificare i domini normanni d'Italia.

Pochi sovrani in Europa avrebbero potuto competere con lui. Nessun monarca occidentale lo superava in ricchezze e Palermo, antica capitale degli emiri, ricca di magnifici palazzi, fiorentissima per le arti e per i commerci, era la degna sede di un tal principe, che aveva adottato la pompa e i costumi arabi. Il suo palazzo era adorno di preziosissimi arredi; popolato di eunuchi e fanciulle e difeso da un fortissimo corpo di soldati saraceni. Il fasto di Palermo era pari a quello delle più sontuose corti orientali e al fasto corrispondeva la potenza, perché in quel tempo Ruggero, i cui stati si estendevano quasi fino a Roma e avevano i porti frequentati dai crociati di passaggio, pesava molto nella politica europea. E mentre l'autorità degli altri principi era limitata dalla potenza dei loro vassalli, quella di Ruggero no ed era in grado di radunare quando, dove e come voleva un formidabile esercito, che le fedelissime milizie musulmane rendevano ancor più forte e temuto.

Ruggero II fece del regno di Sicilia uno degli Stati d'Europa più potenti e meglio ordinati grazie alla base legislativa delle "Assise del Regno di Sicilia", date ad Ariano nel 1140. Caratteristica del regno siciliano è l'esistenza di un'amministrazione centrale assai complessa: il re è assistito da sei ufficiali (i più importanti dei quali sono l'"ammiraglio", carica di origine araba, capo delle forze armate ed il protonotario, capo della cancelleria) e da magistrati sparsi nelle province (iusticiarii e connestabuli). Esistono un'amministrazione finanziaria (dohana) e una forma di autogoverno concessa alla comunità araba di Palermo, retta da un kadì. Speciali prerogative, in materia di organizzazione ecclesiastica, grazie all'apostolica legatia concessa da papa Urbano II a Ruggero I vengono riconosciute ai sovrani normanni, nominati legati papali, ossia diretti rappresentanti della Santa Sede.

Pur essendo gli obiettivi principali imposti dai pontefici lo sradicamento dell'islamismo e la lotta contro l'influenza del Cristianesimo greco-bizantino, Ruggero II si guardò bene dall'interessarsi di crociate, problema che coinvolgeva il resto dell'Europa, e fu molto tollerante riguardo le profonde differenze etniche e religiose esistenti tra i suoi sudditi, ed anzi ne incoraggiò le attività artistiche e culturali. Alla corte di Ruggero perdura la cultura araba e molti dotti accolse alla sua corte, preferendo alla compagnia e alla conversazione con i monaci cristiani quella con i dotti arabi, tra questi ricordiamo il geografo al-Idrisi che per incarico del sovrano scrisse "Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo" più nota come Kitab-Rugiar, ossia Il libro di Ruggero, che costituisce una delle più importanti opere di geografia di tutto il medioevo. Al libro si accompagnava un grande planisfero d'argento, purtroppo andato distrutto o meglio predato e fuso.

Il grande re morì nel 1154, dopo 24 anni di regno e dopo aver sottomesso buona parte delle terre che si affacciano nel Mediterraneo. Due mesi dopo la sua morte nacque la figlia Costanza, che qualche anno più tardi partorirà in una pubblica piazza lo Stupor mundi, Federico II di Svevia.
(Da "Storie di Sicilia" di Fara Misuraca - Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo ilportaledelsud@fastwebnet.it )

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