Saturday, September 12, 2009

Visti dagli altri

"Il Berlusconismo è frutto di un sistema in cui la volontà popolare non è in grado di esprimersi e soccombe al potere delle televisioni. L'analisi del filosofo Sami Nair".

(...) Il fenomeno Berlusconi ha fatto presa in una società democratica e moderna, con una lunga tradizione culturale. Il genio italiano ha influito su tutti gli ambiti della conoscenza e dell'arte, dalla letteratura alla pittura, dal cinema all scienza. Berlusconi, però, sembra rappresentare il contrario di tutto questo. Perchè, dunque, continua a vincere le elezioni ?

Due caratteristiche dell'Italia di oggi possono aiutarci a trovare una risposta. La prima è legata al significato ideologico del "berlusconismo". E' l'espressione di una volontà di potenza irrazionale, quasi nietzschiana, nata brutalmente nel cuore stesso del sistema politico italiano. Questa volontà di potenza, che trova la sua espressione nel comportamento del cavaliere, è iniettata ogni giorno nell'immaginario collettivo italiano attraverso i mezzi d'informazione. Il suo potere potrebbe essere definito come "totalitario democratico", anche se la formua è contraddittoria. Ma non è forse Berlusconi il proprietario di quest'immenso impero al servizio delle sue ambizioni politiche ? E non è forse il potere del denaro la base democratica della sua volontà di potenza ?

Gli italiani sono perfettamente consapevoli di questa situazione, nata dal drammatico crollo del sistema che ha dominato la vita politica del Paese negli ultimi cinquant'ani. (...) La macchina berlusconiana è nata nello spazio lasciato libero dalla Democrazia Cristiana e dalla sinistra riformista che si riconosceva nel Partito comunista italiano. Di queste due grandi formazioni politiche rimane solo una destra frammentata e una sinistra impotente (o, meglio, un centrosinistra privo di un'identità ben definita). Da quasi vent'anni il berlusconismo svolge principalmente il ruolo di sostituto dei grandi partiti politici ormai scomparsi. Il Presidente del Consiglio ha riportato in Italia un modo di fare politica basato su un populismo reazionario e triviale, tipico dei partiti dell'estrema destra tradizionale.

Tra il razzismo della Lega nord di Umberto Bossi e il neofascismo soft e stucchevole di Gianfranco Fini, Berlusconi ha aggiunto il suo tocco : attacchi continui ai giudici, odio viscerale per tutto ciò che riguarda il mondo spirituale, trasformazione degli immigrati in capri espiatori. I partiti di destra, uniti solo dal desiderio di conquistare e mantenere il potere, possono contare sul sostegno degli stessi ceti sociali che tradizionalmente appoggiano i regimi autoritari : i commercianti della classe media, l'alta aristocrazia finanziaria, il basso proletariato e i lavoratori abbandonati dalla sinistra.

La società civile italiana reagisce attraverso la protesta di alcuni intellettuali famosi e la creazione di nuovi partiti che fanno grandi promesse, come l'Italia dei Valori dell'ex giudice Antonio Di Pietro. Ma senza progetti per il futuro, questi partiti diventano autoreferenziali e impotenti. La Chiesa cattolica, soprattutto al nord, fa parte di questo movimento di resistenza, e dà una mano agli immigrati che si sentono circondati dall'odio.

(...) Il sogno berlusconiano è trasformare radicalmente la volontà generale : da risultato della competizione tra i partiti politici, dovrebbe diventare una questione di potere mediatico, passando così sotto il suo totale controllo. (...) L'effetto principale di questa situazione è più grave di quanto si possa pensare. La disgregazione della volontà generale della maggioranza, insieme alla nascita della volontà di potenza berlusconiana, porta direttamente a uno dei vizi peggiori della democrazia, denunciato da Aristotele : la trasformazione del sistema democratico in un sistema demagogico. Perchè la demagogia, oltre ad essere il contrario del principio democratico del giusto mezzo, è anche l'espressione privilegiata di tutti i populismi.

Sicuramente il popolo taliano si libererà dall'anomalia berlusconiana. Ma questa esperienza deve farci capire che nessuna democrazia è immune dalla nascita di fenomeni simili, se trascura la logica profonda delle sue istituzioni. (Sami Nair, El Paìs, Spagna - Internazionale, n.802 del 3/9 luglio 2009. Sami Nair è un politologo e filosofo francese di origine algerina. E' stato consigliere per l'immigrazione nel governo Jospin ed eurodeputato. Insegna scienze politiche all'Università Paris VIII)

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